Rio+20

(di Martino Rigacci ed Elisabetta Guidobaldi) RIO DE JANEIRO – Una lunghissima ‘tre giorni’ di discussioni sfociati in un documento poco convincente per tanti esperti e delegazioni, ma che apre con fermezza alle potenzialità della ‘green economy’, fatto considerato chiave per l’Italia. Proprio quello dell’economia verde è stata una delle tematiche di fondo delle discussioni al vertice Onu Rio+20 tra quasi un centinaio di leader presenti. I lavori del summit si sono di fatto chiusi con l’intervento del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, per la quale sul fronte ambientale “il futuro non è garantito”, visto il crescente pressing nel pianeta sulle risorse naturali. La strada indicata da Hillary è proprio quello dello “sviluppo sostenibile”, da promuovere però con “pragmatismo”. Nel suo in tervento di oggi, il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha d’altro lato sottolineato che per Roma l’economia verde rappresenta infatti uno strumento fondamentale per lo sviluppo sostenibile. “Come qualsiasi altra soluzione di compromesso, ogni paese o gruppo di paesi può giudicare un parziale successo o un fallimento parziale”, ha precisato, puntualizzando che l’Italia considera il testo finale del vertice un capitolo che si è rinnovato e da sviluppare ulteriormente. Così come l’Italia, anche altri paesi Ue, oltre al presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, hanno sottolineato l’importanza del fatto che la ‘green economy’ sia per la prima volta presente in un testo di un vertice di queste dimensioni. Il testo finale del summit – 49 pagine, 283 capitoli – è stato fin dal primo momento respinto dalla galassia del 039;Vertice di popoli’, e cioé ong, contadini, sindacati, esperti e indios brasiliani e di altri paesi latinoamericani. A non nascondere la propria delusione è stato per esempio il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, che poi però, ha annacquato tale posizione, pressato dal paese organizzatore, il Brasile, che ha definito il vertice “un successo”. In questi giorni a Rio per lunghi tratti si è avuta l’impressione di assistere a un dialogo tra sordi di due mondi diversi. Fin dall’inizio del dibattito le ong hanno infatti picchiato duro sul documento, considerandolo vuoto, poco coraggioso e soprattutto senza impegni precisi. Oltre a segnalare il problema della mancanza di obiettivi, strumenti e mete precise sul fronte dei finanziamento delle politiche ambientali e dell’energia dei paesi più poveri del pianeta 046; L’opposto, hanno ricordato in tanti, di quanto avvenne vent’anni fa proprio alla ‘cidade meravilhosa’, da dove nel 1992 uscì un testo che diede una forte spinta alle tematiche ambientali, ponendole al centro della politica internazionale. Il pressing proveniente dalle diverse anime della società civile è stato molto forte ed è culminato oggi in un incontro di prima mattina tra i rappresentanti del ‘contro-vertice’ e il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon. Ban ha infatti ascoltato le critiche dei leader delle ong, dai quali ha ricevuto una lettera nella quale si dice senza mezze parole che Rio “passerà alla storia come una conferenza Onu con un testo segnato da gravi omissioni, che mettono a rischio la preservazione e la capacità di ripresa socio-ambientale del pianeta”. <b>RIO+20: ; CLINI, TESTO OK, SPAZIO GREEN ECONOMY</b> RIO DE JANEIRO – Un documento che piace all’Italia, giudicato “storico” perché “la comunità internazionale si è ritrovata su un unico testo” e che rappresenta “un nuovo capitolo di un rinnovato impegno comune”. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, difende i risultati ottenuti a Rio+20, il vertice Onu sullo sviluppo sostenibile, anche se era preferibile un testo più audace. Lo spauracchio che aleggiava all’inizio della Conferenza, che si è aperta con i negoziati il 13 giugno scorso, era non avere un documento, ripete il ministro. E il suo ottimismo è tutto nel discorso che pronuncia dinanzi ai quasi 200 Paesi riuniti nella città brasiliana dopo 20 anni dal primo summit di Rio sulla Terra nel ’92. Dall’altra parte le preoccupa zioni delle associazioni ambientaliste italiane che si traducono in delusione e pessimismo: “Testo troppo debole, il mondo è già più avanti. Mancano impegni vincolanti”. La chiave di lettura per Clini è in quel capitolo che parla, per la prima volta in modo ufficiale in un testo Onu, di green economy. “L’Italia – dice Clini a nome del Governo italiano dinanzi ai rappresentanti venuti da tutto il mondo – è convinta che l’economia verde è uno strumento fondamentale per conseguire uno sviluppo sostenibile”. “Le riforme strutturali e la revisione politica globale – sottolinea Clini – può sembrare una strada onerosa nel breve periodo, ma nel lungo periodo possono fornire opportunità senza precedenti per affrontare la povertà e di transizione verso una crescita economica sostenibile, preservando le risorse naturali e pr omuovendo l’equità sociale”. Data l’entità di questa sfida “crediamo fortemente che il ruolo del settore privato sarà di importanza cruciale”. Fondamentale, per Clini, il capitolo finanziario: “L’uso efficiente e il ri-orientamento del capitale esistente costituiscono la più promettente strategia di breve termine”. Critiche le associazioni e i parlamentari Pd e Verdi sulle conclusioni del vertice. “Troppo deboli per tutti i problemi che questo vertice era chiamato ad affrontare. Non ci aspettavamo risultati enormi ma qualcosa in più sì”, afferma la responsabile delle campagne Oxfam Italia, Elisa Bacciotti. “La mancanza assoluta di leadership politica produce un documento debolissimo”, dice Legambiente mentre per il Wwf è un’ “occasione sprecata” anche se “lo sviluppo sostenibile ha gi à messo radici e crescerà”. Per il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, “é un drammatico passo indietro” mentre per il responsabile politiche cambiamenti climatici ed energia del Pd, Francesco Ferrante “la delusione è più che giustificata per la mancanza di impegni concreti ma sarebbe sbagliato sottovalutare l’importanza del notevole passo avanti sul piano dei principi: una green economy equa e solidale”. fonte: http://www.ansa.it

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